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Mediante il filtro dei concetti schilleriani di "ingenuo" e "sentimentale", Ion Vartic, con la maestria del "critico-scrittore", in questo libro narra l'epopea cioraniana, in perenne tensione organica tra il complesso del creatore intrappolato in un paese troppo piccolo come la Romania e la scelta consapevole del "fallimento" come declassato metafisico in Francia. In queste pagine dense e vibranti, ricche di aneddoti biografici inediti, Cioran si trasforma in prisma di rifrazione della letteratura europea e mondiale - da Kafka a Goethe e Shakespeare, passando per Dostoevskij, Baudelaire, Kundera, Borges, Leopardi e Gombrowicz, solo per citarne alcuni - che scorre qui potente, nell'ordito di connessioni sorprendenti e illuminanti. Testo imprescindibile e punto di riferimento per l'esegesi cioraniana, il volume è stato insignito, nel 2000, del premio più prestigioso della letteratura romena: il Premio dell'Unione degli Scrittori di Romania come miglior saggio.